Pietro Pecorari

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In una passata esposizione svoltasi al forum "Jacques Prevert" di Carros, in Provenza, la critica francese ha definito la sua arte "Naïf-Surrealista".

Questa definizione si attaglia perfettamente alla sua personalità artistica.

I francesi hanno usato anche un altro aggettivo per valutare la sua opera: "chatoyant", cangiante, come la natura presa a modello e trasfigurata dalla non comune creatività cangiante come i colori copiosamente e gioiosamente adoperati in modo da portare gaiezza alle cose della vita e del cuore.

L'elemento magico risulta dominante. La forma si trasfigura fino a farsi non-forma, produzione fantastica che supera i confini convenzionali, senza tuttavia divenire inintellegibile. Pecorari ha il dono di farsi capire senza dover aggiungere elementi didascalici.

La sua originale tecnica pittorica, condizione tipica dell'artista autodidatta come lui, si avvale di questo: della purezza dei colori, della sincerità delle composizioni di quel lirismo in cui, a modo suo, dolce e sereno, racconta. Pietro Pecorari sa esprimere la sua verità con un modo poeticamente fuori da schemi ormai sopraffatti. Solenne nella predicazione favolosa, ma duro, incisivo, nella rappresentazione che non concede alla smorzatura, alla trasparenza, alla penombra.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La pittura di Pecorari ha trovato il sostegno della critica. Ha scosso gli apatici ed ha alimentato i semplici per la sua forza relazionale comunicativa che c'è e non si vede, che si coniuga incomparabilmente con quegli elementi magici surreali che vibrano di religiosità diffusa.